Premetto che ricevere un premio ad Olevano Romano il 15 gennaio 2000 e vedermi offrire, in quella circostanza,
l'opera pittorica "Il dono" della pittrice e scultrice Doriana Onorati, di Marino, è stata una
gradita sorpresa.
Tanto che, quando mi è stato detto che il suo titolo è "Il dono" ho voluto che questo dipinto
non fosse il gesto di un giorno, ma che entrasse nella mia vita per restarci per sempre con quell'accento di ammirazione
suscitatomi fin dal momento che l'ho ricevuto dalla sua leggiadra Autrice.
Per "sentire" il quadro dovevo, però, entrare nel mondo immaginativo di Doriana Onorati, prendere
possesso spiritualmente delle sue palpitazioni.
La sua tela è una fiammata d'amore che sgorga dallo spirito per materializzarsi nell'atto di donarsi agli
altri, che sosta in attesa dell'incontro, anche da lui desiderato.
Quindi accetto.
A tal punto che quell'immagine femminile che va verso di lui uscendo da un guscio rovente potrebbe essere il "dono"a
lungo agognato. Come dire che spirito e materia seguono la stessa attrazione e la sublimano accendendola di ardore.
L'immagine viene dall'interiore dell'Artista e nasce come un pensiero, desiderio di offrire qualcosa di sé,
diventando incarnazione dalle fattezze femminili, espressione della bellezza del Creato comprensiva del candore
e dello splendore dell'intelletto e delle virtù.
Questo "dono", così ben materializzato da Doriana Onorati, è un presente di pregevole
caratura: irradia un flusso di energie che discende dal cielo e diventa squisita concessione di una dote morale
e fisica di cui si carica la virtuosità della pittrice.
Un'Artista che sfoggia un curriculum di tutto rispetto, in sintonia con la sua creatività, a proposito della
quale esprime il seguente concetto poetico:
Sei linfa vitale
che disseta lo Spirito.
Sei rigolo sorgivo
del pensiero purificatore.
Lasciami attingere
alla tua fonte
e inondare
dal turbinìo tumultuoso
della tua corrente.
...
Tanto potrebbe bastare per rendere omaggio ad un'Artista che incarna indubbie qualità con una partecipazione
sensitiva ed emotiva da cogliere vitalità dalla linfa che disseta il suo spirito (come lei stessa scrive
nei versi appena citati).
Ma non me la sento di troncare qui il discorso perché in me si fa strada il bisogno di entrare, ora che
mi sembra di aver scoperto il suo talento, nella sua più penetrante filosofia.
In quel tocco, cioè, che celebra e distingue.
E Doriana Onorati lo dice chiaramente che la sua arte è:
Fonte di vita
principio e fine
energia che attinge al Supremo
e inonda l'Esistenza.
Ma questa è folgorazione che si trasforma in vibrante poesia, e difatti continua:
Potenza divina
che crea e distrugge
Bevo la tua forza
e mi abbandono agli eterni tuoi movimenti.
Si può restare in contemplazione quanto si vuole, ma per scrivere questi versi ispirati ed esaltare questa
virtù ci vuole non solo una forte concentrazione, ma anche tanto talento per interpretare la "Potenza
divina" e la disponibilità all'abbandono.
Perché se
L'idea
(come scrive sempre lei)
aleggia nei meandri dell'ignoto,
essa
Supera se stessa
sgretolando i limiti
del tangibile.
E
L'oggetto creato
diventa traccia lieve del volo incantato…
A questo punto non credo ci sia chi possa dire cose più belle.
Neppure io che debbo la conoscenza di Doriana Onorati a un "dono" ricevuto per premio grazie ad un abbinamento
della sorte alla IX edizione del Premio Olevano 2000, così come è stato, con un'altra sua opera,
per il drammaturgo tedesco Uwe Friesel.