Un primo sguardo panoramico alla mostra di Doriana Onorati rivela la matrice astratta della sua pittura.
Questa è una sorpresa, una novità per chi la conosce come pittrice simbolista, versata nella narrazione
delle vicende interiori.
I precedenti di Onorati sono simbolisti ed il simbolismo, si sa, è un'arte contemplativa che rappresenta
l'io attraverso l'osservazione per così dire "deformata" della realtà.
Nell'attuale esperienza, Doriana mostra di avere abbandonato questa visione soggettivistica dell'arte e della
vita, la quale si appoggia necessariamente al mondo esteriore, per tentare invece un approccio diretto con la realtà
interiore, nel modo più oggettivo possibile e senza alcuna mediazione.
Voglio dire che l'artista ora tenta di trattare l'io come un oggetto da ritrarre o da fotografare.
So che può sembrare un paradosso, ma non è sbagliato considerare l'arte astratta come un'arte
di gran lunga più oggettivistica rispetto all'arte cosiddetta figurativa (o meglio figurale), la quale riproduce,
sì, degli oggetti, ma deformandoli attraverso il filtro soggettivo dell'artista.
Analizzare la propria coscienza implica un'opera di vigilanza su se stessi, un rigore morale, che inevitabilmente
conduce verso un superamento della morbosità soggettiva.
Direi che nelle formulazioni originarie e primitive dell'astrattismo, cui del resto Onorati si riconnette con
i tratti caratteristici della sua personalità peculiare, tutto questo era ben assodato e chiaro.
Ci trovavamo di fronte allora, come ci troviamo di fronte oggi in questa mostra di Doriana Onorati, ad un'osservazione
autoanalitica dell'io.
È l'io che osserva se stesso nella propria dinamica interiore, per cui la contemplatività che era
proprio della fase simbolica dell'artista, si trasforma qui in arte d'azione, in arte di tensione e movimento,
di dinamica appunto interiore.
Tuttavia Doriana non smarrisce quei connotati contemplativi che erano propri della sua precedente produzione, ed è questo aspetto a distanziare la sua arte (che è arte di conoscenza della forza vitale che governa il mondo) a distanziarla, dicevo, da altre correnti dell'astrattismo, come ad esempio l' "Action Painting" americana, o l'Astrattismo informale nostrano, le quali sono espressioni dirette della forza vitale, senza però quegli aspetti cognitivi che erano propri, a mio parere, dell'Astrattismo kandiskijano.
L'arte di Doriana - lo dimostra anche il surrealismo, l'orfismo della sua scultura - è sostanzialmente
un viaggio, una perlustrazione, una circumnavigazione dell'animo umano nel tentativo di afferrarne il senso, di
capire l'origine, l'essenza e le finalità dell'umana avventura.
Son fuochi d'artificio, scintille, e cascate di luce, fontane raggianti, sorgenti e correnti, condensazioni e rarefazioni
di energia: di quell'energia cosmica di cui siamo intessuti.
È uno sguardo, insomma, sulla realtà più profonda e misteriosa del nostro essere, la quale
ci riconduce nel cosmo, giacchè dal cosmo ne viene.
Come tutto d'altro canto ne viene, indiscutibilmente.