La scultura di Doriana Onorati è radicata nell' Erlebnis, nel flusso metamorfico della vita.
È una liea ondulata e duttile, avvolgente e malleabile che si espande nello spazio senza costruirlo, come
sostanza fermentante.
È l'allegoria dell' anima mundi, di un'intelligenza armonica e sincretistica, non certo morbida e carezzevole,
ma intrisa dei contrasti vitali in equilibrio tra di loro.
È un'arte che parla del soffio intrinseco alle cose, dell'energia numinosa del mondo e, dunque, del viaggio
dell'assoluto nel relativo, dando luogo ad umori terragni intrisi di impulsi cosmici, in una tensione costante
fra essenzialità e complessità, fra moto e stasi, stilizzazione e vita.
Sono forme che alludono in qualche modo all'ancestrale, al protostorico.
Forme assolute ed essenziali, tendenti all'individuazione di una struttura originaria ed archetipa del mondo, che
sappia tuttavia rappresentarlo nella sua natura cangiante e tesa verso il divenire.
Una visione del mondo mutante e ciclica, flessuosa e proteiforme, dove compare anche il bifrontismo con i suoi
richiami arcaici e con la sua simbologia dell'osmosi, del passaggio da un piano all'altro del dentro e del fuori,
del vuoto e del pieno, secondo esigenze di bilanciamento e d'armonia.
C'è indubbiamente la lezione di Brancusi e di Arp, ed anche quella di Moore, ma qui il balzo nel primordiale si direbbe più azzardato, in quanto le pietre sembrano animate, quasi sedi di spiriti e di forze primigenie, di magnetismi che parlano della sacralità del cosmo e della terra, invitando ad un'etica dell'innocenza e della devota appartenenza al creato.
È una visione edenica del mondo, anteriore e posteriore all'avvento della colpa e della storia, della
separazione e del caos.
Una poetica del cosmos, del "continuo", dell'infinito nel finito, che non ha nulla a che vedere con l'
"indistinto", giacchè è collaborazione e dialogo, oasi di comprensione e di armonia relazionale.