È stato un coinvolgimento graduale. I primi quadri, i meno recenti, mi davano una forte percezione delle cose, ma anche d'uno stravolgimento di esse, a fini espressivi o gnomici, o entrambi.
Gli impasti dei colori, decisi e in contrasto tonale, i volumi come d'una scultura, i tondi e le flessuosità,
le ondulazioni sfuggenti, il magma d'una personalità prorompente: tutto era via via più chiaro, fino
a quando un volto, come strappato, d'una foto, e ricomposto con la linea divisoria al centro (quasi un richiamo
o un monito), mi ha fatto riflettere sul significato unificatore della poetica di Doriana: due forze contrastanti
confluivano, a comprimerlo, nel cranio, di qua e di là dalla fronte, ed era un sole rossiccio, ed erano
masse del caos primigenio, che entravano nell'intelletto e vi uscivano, come a dire che tutto inizia e finisce
nell'uomo, e questi è la misura di tutte le cose.
A darmi ragione di tale realtà interpretativa, sarà poi il capolavoro della Onorati (la scultura
"Gli angeli del bene e del male"), un volo senza
inizio e senza fine, ma inizio e fine a un tempo, di figure meravigliose e volti misteriosi, in un dipanarsi di
forme lievi e sfuggenti, gruppi in movimento, in volo, in celeste incastro; figure sognate e palpitanti in un involucro
che è il cranio, la mente umana, e che rimanda agli altri corpi scolpiti alitanti in cielo, e in levitazione
perché puntati verso l'alto, quasi una realtà diafana e un unfingimento del cuore creato da una passionalità
ardente, modellato da dita agili e sicure, dolci, vicine e lontane allo struggimento dell'essere: talvolta è
l'enigma a parlare da solo in queste forme.
Ma procediamo con ordine.
Un approfondimento filosofico è dato dai disegni, dalle cupe atmosfere delle masse nere, dalle linee
nervose tracciate con l'ansia della scoperta e con la dissacrazione della volontà.
Un volto straordinariamente intenso, pauroso, agghiacciante, che in una metà esprime ambigua serenità
e nell'altra il demoniaco, fa da centro focale, da chiave di interpretazione a questa ricca e difficile (ma pur
fruibilissima) artista. È un magma vulcanico d'un mondo in fieri, che si scopre a se stesso e si nasconde,
in una vitale contraddizione poetica.
Ma noi sappiamo che la parola, il segno, il suono, il volume dicono molto di più della volontà; e
in questo mare ondoso e frastagliato, noi percepiamo il turbine e la tempesta, poi la bonaccia e l'attesa.
Le sculture lo confermano: il punto più maturo di Doriana Onorati, quello più foriero di avvenimenti
e di speranze, ma anche di attuali certezze artistiche.
Ho ricollegato le varie sensazioni della scoperta, e il fulcro mi è parso il mistero dell'uomo, da cui
tutto nasce e a cui ogni cosa ritorna, in un fluire senza tempo e senza limiti.
Le incisioni danno il battito d'una tecnica dominata, d'una ispirazione tenuta sotto controllo dal rigore mentale,
tanto che ci si ferma a esaminare le linee e i colori, i giochi di riferimenti geometrici, le alchimie astratte.
Ma si torna all'insieme, poi: alle tinte forti, alle donne di spalla, chine su se stesse, come il bozzolo originario
della vita e la verecondia feconda.
O l'inspiegabile.
E si traccia un primo bilancio della conoscenza, fino a giungere alle spiagge del mondo alternativo di questa poetessa
(in senso lato) appassionata, insospettabile, energica e straordinariamente femminile al tempo stesso.
Un dono?
Sì: un dono, perché l'uomo cerca la bellezza e, talvolta, desidera ardentemente perdersi nelle alchimie
metafisiche dopo essere passato in mezzo al fuoco e dopo aver toccato i segreti della carne.